Prima di approcciarsi allo studio di qualsiasi tipo di materia, è bene capire come studiare, ovvero quale metodo di studio utilizzare per memorizzare e capire le informazioni in modo efficiente. Sebbene molti pensino che questo passaggio sia superfluo, esso risulta essere, invece, di fondamentale importanza e purtroppo troppo spesso non riceve le dovute attenzioni.
Possedere un metodo di studio implica la possibilità di trovare la strada per raggiungere gli obiettivi di apprendimento nel modo più economico, meno noioso e più redditizio possibile. Non esiste un solo metodo di studio, esistono più modi per “imparare ed apprendere”, occorre quindi strutturare il proprio personale percorso, composto sia da caratteristiche soggettive (motivazione, controllo e gestione delle emozioni e autostima) sia da tecniche di apprendimento (concentrazione, lettura, ascolto, memorizzazione, schematizzazione e sintesi).
Le ricerche, le sperimentazioni sul campo e il contatto costante con gli studenti fanno emergere come le principali forme di insuccesso siano legate al tipo di conoscenze apprese e alla difficoltà di trasferirle e di applicarle in modo concreto, alla mancanza di strategie di sviluppo delle conoscenze stesse, al possesso di motivazioni inadeguate e all’incapacità di progettarsi coerentemente e razionalmente.
Riconoscendo lo studente come individuo capace di autodeterminarsi e autorealizzarsi, l’obiettivo prioritario è quello di sostenerlo nel processo di transizione e di progettazione individuale nella logica del self-empowerment.
I corsi di potenziamento delle strategie di studio sono una risposta alle questioni sollevate dalle ricerche condotte in ambito accademico sull’insuccesso e sul conseguente abbandono accademico e scolastico. Molte ricerche (Romanville, 2000; Grimaldi, 2001; Trinchero, 2001; Baldissera, Coggi, Grimaldi, 2007) hanno rivelato come sovente l’impatto con la struttura scolastica e universitaria sia fonte di disagio e difficoltà per molti studenti, che possono ritardare il procedere del curricolo, se non addirittura scoraggiarli e arrivare all’abbandono.
Apprendere non consiste nel riempire il cervello di conoscenze, ma è un’attività molto ricca ed essenziale allo sviluppo della personalità e alla costruzione dell’essere umano.
Sono poche le persone, anche di una certa età, che dicono: “Basta! Non voglio più imparare niente”, perché apprendere è vivere. Al contrario, non c’è niente di più terribile di un giovane che si rifiuta di farlo e per questo va attribuita la più profonda riconoscenza a chi è in grado di ridare alle persone il piacere e il gusto di apprendere.
Carl Rogers pone al centro dell’apprendimento significativo la motivazione ad apprendere e l’esigenza che l’insegnante riconsideri il proprio ruolo preoccupandosi di facilitare l’apprendimento attraverso il coinvolgimento e la motivazione dell’alunno.
A cura della Dott.ssa Emanuela Esposito
Pedagogista e Tutor dell’Apprendimento
Scuola TANDEM Torino